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A chi serve la diagnosi?
A chi serve la diagnosi?
Una delle preoccupazioni principali di H e K era che si sviluppasse
una concezione errata dell’Omeopatia.
Quello che si impegnarono fortemente a far capire, è
che a differenza della medicina tradizionale, l’Omeopatia non si occupa della malattie, ma dell’uomo
inteso come essere nel suo insieme di corpo-mente-spirito.
K. «La nosologia tradizionale può esserci
utile finché dobbiamo mantenere un ruolo pubblico,
ma è inutile nell’arte omeopatica del guarire.
Bisogna definire con chiarezza ciò che nell’uomo
viene prima e ciò che viene per ultimo, ciò
che è superiore e ciò che è inferiore,
ciò che è più interno e ciò che
è più esterno, prima di riuscire a percepire
quali sono le cause e quali gli effetti finali. Finché
si pensa che i disturbi patologici siano le cause, si agirà
nella direzione opposta a quella del guarire e quindi verso
la distruzione.»
K.: «È l’uomo che è
malato e che deve essere ricondotto alla salute, non il suo
corpo, i suoi tessuti »
Questo tipo di concezione porta l’Omeopata ad avere
un approccio molto più umano e personalizzato col paziente
ma non perché vuole con questo ottenere un effetto
placebo di tipo psicologico, ma perché questo è
l’unico modo per capire il malato. L’unico modo
per fare bene Omeopatia.
Naturalmente la pratica permette agli Omeopati migliori di
velocizzare molto questo processo, oppure di diluirlo nel
tempo, ma è sempre un fattore fondamentale.
K.: «Il vero Omeopata, quando parla del “malato”,
sa chi egli sia; mentre l'allopata non lo sa. Quest'ultimo
crede che la casa in cui vive l'uomo, che nella malattia va
in rovina, sia tutta quanta la malattia; in altre parole,
che le modificazioni dei tessuti (che sono solo la conseguenza
della malattia) siano tutto ciò che occorre considerare
nell'uomo malato. L'Omeopata osserva i meravigliosi cambiamenti
prodotti dal rimedio dinamizzato e nota invece che i farmaci
in dosi ponderali non riescono a guarire il malato, che i
cambiamenti che essi producono sono solo apparenti.»
Per cui in Omeopatia due persone con la stessa malattia avranno
bisogno di rimedi differenti l’uno dall’altro.
La patologia non è la parte importante o discriminante
nella visione omeopatica dell’uomo e dei suoi problemi,
perché è ritenuta solo come una manifestazione
della vera malattia.
H. scrive: «Tutt’altro avviene con la vera arte
della salute (l’Omeopatica)….da me scoperta. Essa
può convincere facilmente chiunque rifletta, che le
malattie degli uomini, non provengano da una sostanza o umore,
ossia da una materia di malattia, ma che esse sono soltanto
alterazioni spirituali (dinamiche) della forza di tipo spirituale
(Forza vitale, Principio Vitale) che vivifica il corpo degli
uomini……
La guarigione può avvenire soltanto
per reazione della Forza Vitale al medicamento appropriatamente
scelto: guarigione tanto più sicura e rapida da quanto
più Forza Vitale prevale ancora nel malato.»
16«La nostra Forza Vitale, quale principio spirituale
dinamico, non può venire aggredita ed intaccata da
agenti nocivi all’organismo sano a mezzo di potenze
nemiche se non per via dinamica.»
H. esprime esattamente lo stesso punto di vista della Fisiologia
Energetica Cinese.
La malattia non è un quid materiale bensì energetico.
K.:«Secondo le dottrine omeopatiche,
come vedremo, una patologia anatomica, in qualsiasi parte
del corpo si manifesti, va considerata come conseguenza della
malattia. Al giorno d’oggi le malattie sono classificate
nei testi medici in base alla loro apparenza, e non in base
a una qualsiasi idea di che cosa sia la loro natura o essenza. Perciò i nomi delle malattie, nei
nostri libri, sono fuorvianti, in quanto non fanno riferimento
all’uomo malato, ma alle conseguenze ultime della malattia.
Se la malattia si è localizzata nel fegato, essa viene
indicata con nomi che fanno riferimento al fegato; se si è
localizzata nel cuore o nei reni, il suo nome fa riferimento
a questi organi; e tali manifestazioni ultime sono chiamate
“malattia”. »
K.:«Se il medico crede che le cause siano esterne, egli
si sforzerà di rimuoverle. Ma non sono queste le cause
di cui parla Hahnemann. Le cause di cui parla sono invisibili
e si manifestano solo attraverso segni e sintomi. La causa più probabile è l’influsso della
causa come sostanza immateriale, invisibile, che, radicatasi
all‘interno dell’uomo, fluisce dal centro alla
periferia…»
K.:«Secondo le dottrine Omeopatiche, come vedremo, una
patologia anatomica, in qualsiasi parte del corpo si manifesti,
va considerata come conseguenza della malattia.»
Se la Forza Vitale sa cosa deve fare per gestire ed eliminare
le energie perturbate da cui è aggredito l’essere,
che siano esterne o interne, potranno esserci reazioni anormali
ma non ci sarà un vero problema e l’organismo
troverà naturalmente la salute. Se la Forza Vitale
non avrà le informazioni per fare ciò, andrà
in crisi generando sforzi sempre maggiori e sempre più
inefficaci mettendo a repentaglio la salute intera dell’organismo,
e tenderà ad esaurirsi in uno sforzo vano.
Se la Forza Vitale diminuisce, l’individuo sarà
sempre più soggetto alle aggressioni, a tutti i livelli.
Se la Forza Vitale è forte ma manca di informazioni,
l’individuo sarà continuamente soggetto a reazioni
di compensazione che non avranno fine, perché inefficaci,
a meno di non fornire le informazioni adeguate all’organismo.
Possono esserci mancanze informative senza esserci patologie,
per cui sarà necessario il rimedio omeopatico, e ci
possono essere malattie che non riguardano mancanze informative,
perché sono sfoghi utili e necessari, attuati dalla
Forza Vitale seguendo appunto delle corrette informazioni.
In questi casi sarà sufficiente accompagnare la Forza
Vitale preoccupandosi più di spianarle la strada, andandole
a fornire quelle informazioni di cui potrà aver bisogno
per non interrompere la sua azione di guarigione.
Spesso è molto più utile non preoccuparsi di
ciò che avviene, se globalmente ci sono segni di una
reazione energetica adeguata, ma pensare di dare solo quei
rimedi che possano evitare che la Forza Vitale “inciampi”
nella sua azione risolutiva, a causa di buchi informativi.
H. insegna che si utilizzano i rimedi per similarità,
io dico oggi per competenza. Questa similarità si evidenzia
sia somministrando la sostanza originaria, cioè non
in dosi omeopatiche, a soggetti sani, sia somministrandoli
in dosi omeopatiche.
H. utilizzava quelle alla 30ch, annotando poi tutti i sintomi
che ne scaturivano.
Alla 30ch non potevano scaturire patologie, perché
alla 30ch non vi è alcuna azione chimico fisica (oltre
la 12ch chimicamente si tratta solo di alcool o lattosio),
ci sono solo informazioni, per cui i sintomi che scaturivano
non erano mai sintomi relativi al rimedio, non erano effetti
farmacologici, e tanto meno erano ricollegabili ad una patologia.
Questi erano e sono sempre figli di una reazione della Forza
Vitale, e non di un’azione del rimedio.
Questo è un concetto fondamentale.
Quando si studia un rimedio la valutazione di similarità,
cioè di competenza, non si basa su sintomi patologici,
perché non sono quelli che caratterizzano un rimedio.
Va da sé che la Materia Medica omeopatica presta molta
più attenzione ad una sintomatologia non patologica.
Questo comporta che se una sostanza (non in dose omeopatica)
genera in una persona sana un insieme di sintomi tali per
cui un medico allopatico potrebbe ricavarne la diagnosi di
una malattia precisa; la stessa sostanza in dose omeopatica,
può brillantemente risolvere il quadro generale di
un malato dal quale lo stesso medico allopatico ricaverebbe
una diagnosi totalmente diversa, perché la similarità
non si baserebbe sui sintomi patologici. Questo rimedio avrebbe
successo, perché tra il primo caso e il secondo, c’è
similarità di sintomi, cioè segni e sensazioni,
e tutti questi saranno per forza fuori dal quadro dei sintomi
valutati dal medico allopatico, visto che nei due casi diagnosticherà
due malattie differenti.
L’Omeopatia si basa sull’osservazione del soggetto
e sui sintomi che egli manifesta e racconta, nulla di più.
Questi sintomi non vengono combinati a formare una diagnosi
di patologia, non servono separati gli uni dagli altri a formare
gruppi che possano indicare patologie diverse e concomitanti..
In questo contesto in cui i sintomi patologici non hanno
particolare rilevanza ai fini del ripristino della salute
del soggetto, perde totalmente di significato la diagnosi
delle malattie.
Anzi in un tale contesto la diagnosi diventa fuorviante.
La diagnosi in ultima istanza è un
errore.
Inoltre l’Omeopatia non ha bisogno di analisi, perché
si possa arrivare ad una scelta del rimedio, in quanto anche
in possesso di quei dati non cambia la visione generale dell’individuo.
A tal proposito K..«La prescrizione
può basarsi quindi sui dati di laboratorio oppure sull'Organon.
Ci sono medici che richiedono somme enormi per le attrezzature
di laboratorio dei nostri istituti universitari, senza riconoscere
nessun merito alle potenzialità della Materia Medica
omeopatica, benché queste siano dieci volte superiori
a tutto ciò che si trova in quelle università.
Questo fatto illustra chiaramente la tendenza della medicina
convenzionale e degli omeopati incompetenti che seguono tale
linea. Bisogna consentire a costoro di avere in tutta pace
i loro enormi e inutili laboratori, mentre noi dobbiamo esigere
di avere tutte le nostre prerogative nella Materia Medica
e nella filosofia terapeutica…… »
«.. Alla base della nostra conoscenza
ci sono la Filosofia e la Materia Medica, mentre la loro conoscenza
si fonda sui dati di laboratorio. Le due scienze mediche conseguono
lo stesso numero di risultati clinici, che sono tuttavia diversi
in carattere e qualità. »
Per quanto riguarda l'inutilità della diagnosi lascio
parlare H. e K. al posto mio. Purtroppo siamo troppo abituati
a ragionare per meccanismi e non per energie, è quindi
difficile pensare che si possa guarire qualcuno senza sapere
cosa egli abbia, ma è un fatto che ad un omeopata basta
conoscere il paziente, sintomi fisici (non necessariamente
patologici) mentali e soprattutto condizione emotiva ed energetica.
K.:«..Sappiamo che, al giorno d'oggi, la gente è
perfettamente soddisfatta se si dà loro un nome
per la malattia di cui soffrono, un'idea rivestita di
splendido gergo tecnico. Un vecchio irlandese si presentò
all'ambulatorio un giorno e chiese: «Dottore, che cos'ho?»
L'omeopata gli disse: «Lei presenta i sintomi di Nux
vomica», poiché tale era il suo rimedio. «Lo
sapevo» disse il vecchio «di avere una malattia
strana.» È una conseguenza della vecchia
follia di dare nomi alle malattie. Eccetto
che in alcune malattie acute, [quelle traumatiche] non è possibile fare diagnosi e non è necessario
fare altra diagnosi, se non che il paziente è malato.
Più si pensa al nome di una cosiddetta malattia, più
si è ottenebrati nella ricerca del rimedio, perché
la mente in tal modo si concentra solo sulle conseguenze
della malattia, anziché sul quadro e i sintomi. »
Ciò che “colpisce” la Forza Vitale può
avere qualsivoglia manifestazione sintomatica, esterna o interna,
ma avrà sempre lo stesso identico nome: «male
della Forza Vitale».
K.:«È questo un approccio completamente diverso
da quello che chiama malattia gli effetti della malattia,
che, per esempio, identifica come malattie il morbo di Bright,
il cancro o la paralisi. La maggior parte
degli stati organici che vengono definiti patologici nei testi
medici non sono malattie, ma effetti della malattia. Individuare
in un gruppo di sintomi una malattia di una parte dell’organismo
e in un altro gruppo di sintomi una malattia di un ‘altra
parte dell’organismo è un ‘eresia che conduce
a errori di prescrizione irrimediabili. L’alterazione
organica è conseguenza della malattia.»
K.:«Nello studio dell‘Omeopatia
non si usano quelle immense classificazioni delle malattie
alle quali ricorre la medicina tradizionale; esse non hanno
nulla a che fare con l’applicazione dell’Omeopatia..»
K.:«Nell’omeopatia la diagnosi
ha un ruolo molto secondario….Non
voglio dicendo questo, screditare la diagnostica, ma voglio
mostrare che la diagnosi non serve ai fini della prescrizione.
Più vi soffermate sui sintomi diagnostici, più
oscurate le intuizioni che possono condurre a una prescrizione.
Potete entrare nella stanza del paziente e lavorare per un‘ora
all’individuazione della malattia, cercando di decidere
se si tratti di morbillo o di scarlattina (allo stato iniziale
certi casi sono incerti). Alla fine direte che si tratta di
morbillo e prescriverete Pulsatilla, oppure che si tratta
di scarlattina e prescriverete Belladonna. Una
prassi di questo genere è fuorviante. »
Questa è l’Omeopatia del fondatore, H. e di uno
dei più grandi omeopati che ci siano mai stati K..
Eppure l’Ordine dei medici, oggi ancor più di
ieri, impone ad un medico allopata di effettuare una diagnosi
di patologia per verificare se è conveniente applicare
l’Omeopatia oppure l’Allopatia.
Come è possibile che si possa decidere se l’Omeopatia
sia efficace o meno, basandosi sulla diagnosi nosologica,
che è già di per se stesso un modo di procedere
omeopaticamente scorretto ??
Eppure la lobby dei medici vuole imporre questa aberrazione
a tutti i cittadini italiani, e coloro che vogliono essere
curati da una vera Omeopatia o cercano un medico che non rispetta
le regole imposte dall’Ordine dei medici oppure non
potranno trovare alcuna seria e originale Omeopatia, ma solo
quella che viene chiamata medicina integrata, che di Omeopatico
ha veramente poco se non nulla.
(Marcello Mosconi - Omeopata-)
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