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Vaccinazioni Il morbillo è un virus essenzialmente del tratto respiratorio che, una volta inalato dalla persona vulnerabile, si sottopone a 10-14 giorni di incubazione e moltiplicazione silenziosa, asintomatica: dapprima nelle tonsille, adenoidi, poi nei tessuti linfatici, infine passa nel sangue. Fagociti quali gli IgA sono attivi nel difendere l'organismo dall'invasione infettiva, dall'inizio alla fine, e risultano fondamentali nel processo di guarigione [Kimman, 1989]. Gli anticorpi specifici nel sangue (IgE, IgM), anch'essi neutralizzanti, intervengono solo quando la risposta difensiva locale e fagocitante si è consolidata. Il culmine del livello di anticorpi coincide proprio con il picco della sintomatologia. È evidente che il processo di progressione di una malattia acuta come il morbillo, così come la sua guarigione, coinvolge una mobilizzazione generale del sistema immunitario, compresa l'infiammazione dei tessuti di accesso, l'attivazione dei leucociti e dei macrofagi, e una quantità infinita di altri meccanismi. Una tale splendida manifestazione non lascia dubbio che tali malattie siano in effetti l'esperienza decisiva della normale maturazione fisiologica del sistema immunitario nella vita di un bimbo sano. In quanto, non solo il bambino che supera il morbillo non sarà più suscettibile ad esso, ma anche perché una simile esperienza non può fare altro che preparare l'individuo ad una reazione più rapida ed efficace a qualsiasi infezione che lo colpirà in futuro. Il morbillo non richiede alcuna particolare terapia se non il riposo a letto, la somministrazione di liquidi per combattere la disidratazione causata dalla febbre, talco mentolato e bagni di amido per alleviare il prurito. Per quale motivo qualcuno dovrebbe creare un vaccino per fermare o ritardare questa importantissima fase di sviluppo del nostro sistema immunitario acquisita attraverso un'infezione naturale che causa una malattia lieve? Prima della Seconda Guerra mondiale quasi ogni bambino si ammalava di morbillo. I genitori ci tenevano che i figli, prima dell'età scolastica, avessero contratto il morbillo e se all'età di sei anni questo non era ancora avvenuto, li mandavano a giocare con bambini infetti. Così facendo si evitava la perdita di troppe lezioni a scuola, oltre al fatto che si sapeva che, a quell'età, la malattia si manifestava senza complicazioni, mentre più avanti negli anni tutto sarebbe diventato più pericoloso. Il dottor Gerhald Buchwald (autore di alcuni libri sui vaccini) ricorda a questo proposito: "Mia nonna un giorno disse: - Il bambino l'anno prossimo andrà a scuola e non ha fatto ancora il morbillo. Di conseguenza fui mandato a giocare con un bambino malato di morbillo, che immediatamente mi infettò. Mia nonna mi mise a letto e mi fece degli impacchi umidi intorno ai polpacci. Abbassava la luce in camera e mi portava tante cose buone da bere e da mangiare, curandomi con affetto: e dopo pochi giorni era passato il morbillo". L'età tipica dei pazienti affetti da morbillo, prima dell'introduzione del vaccino, andava dai 5 ai 9 anni. Dopo l'introduzione del vaccino il 64% dei soggetti colpiti aveva più di 10 anni. L'età media durante un'epidemia di morbillo che ci fu nel 1981 all'Università della California era stata di 20/ 24 anni, di cui il 91% era stato vaccinato contro la malattia. I primi vaccini anti-morbillo furono somministrati tra il 1963 e il 1967 su un milione di bambini americani. Poco tempo dopo l'introduzione di questi vaccini i bambini cominciarono a sviluppare forme di morbillo atipico, da una parte una forma subdola, resistente al trattamento, dall'altra una forma leggera con lo sviluppo di chiazze rosse minuscole o addirittura senza chiazze. Queste forme atipiche hanno l'effetto di provocare malattie croniche di tipo degenerativo. Abbiamo già visto che anticorpi prodotti nel sangue non sempre equivalgono a non contrarre la malattia. Nel 1984 il Ministero della Sanità degli USA dichiarò a tal proposito: "Un bambino che si trova in uno stato di sensibilizzazione immunologica, ma non è ancora immune, è per così dire in uno stato di immunizzazione inadeguata", cioè c'è la prevista risposta con anticorpi al vaccino, ma questa non basta per prevenire la malattia. I responsabili sanitari statunitensi, alla luce del sole, rispondevano al fallimento del vaccino per il morbillo, e al conseguente fallimento del concetto stesso di vaccinazione, chiedendo di vaccinare di più. Ma furono accontentati. Nel 1989 fu creato un tipo di vaccino per il morbillo altamente concentrato e quindi potenzialmente immunizzante più a lungo o meglio. Raccomandato dalla OMS (Organizzazione mondiale della Sanità), fu sperimentato sia su 1500 bambini di un quartiere di Los Angeles (Kaiser Permanente of Southern California) che su bambini del Messico, Haiti ed Africa (Centre for Disease Control, 1989-91). Fu rilevato che i bambini iniettati con tale prodotto stavano morendo in gran numero. Le bambine africane, cui nell'esperimento fu somministrata una dose doppia rispetto a quella dei bambini, avevano una mortalità significativamente maggiore di quella dei bambini. Nel 1992 l'OMS ritirò tale vaccino dal mercato. Per capire cosa successe, bisogna sapere che un aspetto assolutamente certo e riscontrabile in tutte le vaccinazioni consiste nella soppressione post-vaccinale delle difese immunitarie, con un massimo di caduta dei livelli di linfociti 10 giorni dopo l'inoculazione. Questa fase, riconosciuta universalmente negli ambienti scientifici, di fatto non è quasi mai indicata ai genitori dei bambini. L'esistenza di questa fase imporrebbe infatti una visita molto attenta ai soggetti da vaccinare per evidenziare eventuali forme morbose in atto o in incubazione, che potrebbero aggravarsi o manifestarsi proprio in conseguenza della vaccinazione. Il super-vaccino creato per il morbillo nel 1989 risultò causare una super-soppressione (da 6 mesi a 3 anni) del sistema immunitario. Il noto fenomeno dell'effetto depressivo del sistema immunitario fu cioè accentuato dalla particolare formulazione del vaccino. La letteratura medica ci dà indicazioni puntuali sul fatto che i vaccini possono aumentare l'incidenza delle stesse malattie che dovrebbero prevenire. La capacità del vaccino antipertosse di stimolare l'inizio di una polio paralitica è stato noto sin dal 1909. Nell'epidemia di polio in bambini della penisola araba dell'Oman, secondo la rivista britannica "The Lancet" (1990), la vaccinazione DPT ne fu la causa scatenante: tutte le 70 vittime (età 5-24 mesi) avevano ricevuto una iniezione di DPT entro i 30 giorni precedenti la comparsa della malattia. La vaccinazione DPT aveva annullato la capacità di vincere il virus della polio del loro organismo. Alla fine degli anni '40 uno studio pubblicato su American Journal of Public Health evidenziò che su 1300 casi di polio in bambini della città di New York, circa il 70% delle vittime avevano ricevuto la vaccinazione DPT nei due mesi precedenti la manifestazione della malattia. Tenendo in mente queste informazioni capiamo ancora di più perché i vaccini non possono essere usati come una panacea dappertutto e ci apprestiamo a discutere le malattie infettive di oggi ricercando un uso mirato e intelligente, strettamente necessario, dei vaccini. Note controindicazioni del vaccino: È possibile che una persona che ha già avuto il morbillo ne venga colpita una seconda volta? No, a meno che questa persona, che dopo aver superato la malattia e acquisito un'immunità permanente, non venga sottoposta al vaccino per il morbillo. Questo interferisce con gli anticorpi pre-esistenti, cancellandoli, e li sostituisce con anticorpi temporanei (immunità artificiale). Le campagne vaccinatorie a tappeto nelle scuole investono anche scolari che già hanno avuto la malattia: questo dovrebbe far riflettere ed essere evitato perché l'immunità artificiale creata col vaccino (che è temporanea) cancella l'immunità naturale definitiva precedentemente acquisita con la malattia naturale. Ciò vale per il morbillo, ma anche per rosolia e parotite. Fonti bibliografiche Bouvier-Colle MH., [Sex-specific differences in mortality after high-titre measles vaccination], Rev Epidemiol Sante Publique. 1995;43(1):97 Diaz-Ortega JL, Luna-Abascal M, Valdespino JL, Sepulveda J, Markowitz LE, Zell ER., “Mortality and morbidity after high titre measles vaccine in Mexico”, Lancet. 1992 Oct 10;340(8824):924. Foley
JE, Orgad U, Hirsh DC, Poland A, Pedersen NC., “Outbreak
of fatal salmonellosis in cats following use of a high-titer
modified-live panleukopenia virus vaccine”, J Am Vet
Med Assoc 1999 Jan 1;214(1):67-70, 43-4 Knudsen KM, Aaby P, Whittle H, Rowe M, Samb B, Simondon F, Sterne J, Fine P., “Child mortality following standard, medium or high titre measles immunization in West Africa”, Int J Epidemiol 1996 Jun;25(3):665-73 ABSTRACT
(Epidemiology Research Unit, Danish Epidemiology Science Centre,
Copenhagen, Denmark) McCormick W.J., The Changing Incidence and Mortality of Infectious Disease in Relation to Changed Trends in Nutrition, "The Medical Record”, Toronto, Canada, September, 1947 Mustafa MM, Weitman SD, Winick NJ, Bellini WJ, Timmons CF, Siegel JD., “Subacute measles encephalitis in the young immunocompromised host: report of two cases diagnosed by polymerase chain reaction and treated with ribavirin and review of the literature”, Clin Infect Dis 1993 May;16(5):654-60 Okada
H, Sato TA, Katayama A, Higuchi K, Shichijo K, Tsuchiya T,
Takayama N, Takeuchi Y, Abe T, Okabe N, Nicoll
A, Begg N., “Immunizations in children”, Curr
Opin Pediatr 1993 Feb;5(1):60-7 Polk B.F., An Outbreak of Rubella (German Measles) among Hospital Personnel, “The New England Journal of Medicine”, Vol. 303, No. 10, September 4, 1980, pag. 541-545 Samb
B, Aaby P, Whittle H, Seck AM, Simondon F., “Protective
efficacy of high-titre measles vaccines administered from
the age of five months: a community study in rural Senegal”,
Trans R Soc Trop Med Hyg 1993 Nov-Dec;87(6):697-701 Seng R, Samb B, Simondon F, Cisse B, Soumare M, Jensen H, Bennett J, Whittle H, Aaby P., “Increased long term mortality associated with rash after early measles vaccination in rural Senegal”, Pediatr Infect Dis J 1999 Jan;18(1):48-52 INSERM U13/IMEA, Paris, France. OBJECTIVES:
To examine whether clinical symptoms, including rash, were
more common after measles immunization compared with placebo
and to study the association between postvaccination symptoms
and later mortality. Smedman L, Joki A, da Silva AP, Troye-Blomberg M, Aronsson B, Perlmann P., “Immunosuppression after measles vaccination”, Acta Paediatr 1994 Feb;83(2):164-8 ABSTRACT
(Department of Immunology, Stockholm University, Sweden) Sood SK, Daum RS., “Disease caused by Haemophilus influenzae type b in the immediate period after homologous immunization: immunologic investigation”, Pediatrics 1990 Apr;85(4 Pt 2):698-704 Department of Pediatrics, Tulane University School of Medicine, New Orleans, Louisiana. Several
Haemophilus influenzae type b vaccines have been licensed
and recommended for administration to children in the United
States. These vaccines have consisted of purified polyribosylribitol-phosphate
(PRP), the capsular polysaccharide of H influenzae type b,
alone or covalently bound to one of several carrier proteins.
Two of these saccharide-protein
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