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Omeopatia
A proposito di Cicap e Omeopatia
E-MAIL ALL'EDITORE
A proposito di Cicap e Omeopatia
Da: giuliovalerio@libero.it
Gent. Dott. Mosconi,
come associazione di cittadini Le poniamo
soltanto una semplice domanda: come mai da oltre 100 anni
si è imposta la medicina "ufficiale" e
non quelle alternative, tipo l'Omeopatia?
Decido di accettare il colloquio perché
Vi presentate come cittadini e quindi Pazienti che hanno
sempre diritto ad una spiegazione dal Medico.
Non posso pretendere che Voi possediate la conoscenza, com'è
doveroso per i Professionisti della Medicina, ma, anzi,
sento il dovere di guidarvi verso la corretta informazione.
Sottolineo che è impossibile esaurire un argomento
come questo nel breve arco di questa mia esposizione.
Una breve premessa alle risposte che cercherò di
darvi meglio che posso.
La Medicina non si può dividere in Ufficiale ed od
Alternativa.
La Medicina è una ed ha per unico scopo la guarigione
del Paziente ed il Medico ha il dovere di conoscere e studiare,
tenendone poi conto nella sua pratica quotidiana per praticare
lui stesso o per fornire il miglior consiglio al Paziente,
il maggior numero, per Lui possibile, di sistemi curativi
che Lo portino ad ottenerla rispettando i cardini del comportamento
terapeutico.
Cardini della Medicina sono tre semplici principi ai quali
senza eccezione il Terapeuta si deve attenere:
Primo non nuocere, principio
Ippocratico che il Medico giura, all'atto della Laurea,
di perseguire nella sua attività e che comporta,
prima d'ogni altra cosa, la scelta di presupposti terapeutici
di nessuna o minima nocività a fronte della massima
efficacia (il massimo risultato con il minimo rischio e
che l'azione sia proporzionata al problema da risolvere;
non una bomba per ammazzare una mosca, non un antibiotico
tossico per curare una febbre banale) ed inoltre il rispetto
per l'individuo (microcosmo), progenie compresa, la società
e l'ambiente (macrocosmo).
A questa tutela, in virtù del giuramento, il Medico
è tenuto senza riserve nel suo pensiero e nella pratica.
Prima di curare qualunque disturbo è
necessario capire che cosa curare cioè
risalire il più possibile nella catena causale perché
solo rimuovendo la causa si può sperare di rimuovere
correttamente il sintomo, nei limiti della sua regredibilità
(esempio: per ora, non siamo in grado di eliminare il dolore
di un arto amputato facendolo ricrescere) che di quella
causa è contemporaneamente prodotto, allarme e guida
per la sua risoluzione (esempio: il mal di testa è
sintomo di una disfunzione (alterazione funzionale) interna
e non è terapia valida (ad valetudinem cioè
diretta al ripristino della salute) quella, tossica, che
si concentra solamente sull'obbiettivo di far scomparire
il dolore senza prendere in considerazione la causa che
lo sostiene e che lo riproduce mentre la diminuzione e poi
la scomparsa del dolore, a seguito della terapia causale,
sono guida e prova della guarigione della disfunzione o
del danno organico che lo determinava e sosteneva) (non
è terapia valida sciogliere un calcolo senza curare
il motivo che ne ha determinato la formazione e valutare
l'intera economia del sistema nel quale si è prodotto).
E' lecito trattare in ogni modo il dolore, con qualunque
farmaco idoneo ed appropriato, ma non è lecito trattare,
cronicamente o rendere cronico, solo quello ed ignorare
le cause sottostanti.
E' il campo della Medicina Funzionale che quella che Voi
chiamate Medicina Ufficiale o Allopatica non può
prendere in considerazione perché orientata solo
al danno organico (che è anche l'alterazione degli
esami del sangue) e non alla valutazione dello squilibrio
funzionale che lo sostiene e sempre lo precede e determina.
Così, dalla comprensione, nel singolo individuo,
della relazione causa effetto, siamo in grado anche di capire
la validità e la correttezza della cura che applichiamo
(esempio: un'eruzione cutanea curata con pomate che la occludono,
senza verificare la sua relazione con le funzioni interne,
potrà generare il manifestarsi di un asma bronchiale
da cui la necessità di cambiare il trattamento dell'eruzione
e la comprensione del suo significato nell'economia generale
del sistema).
Una volta capita la relazione causale, corollario della
seconda regola, è doveroso intervenire col sistema (farmaco, in questo discorso, ma
possono essere metodi diversi anche non farmacologici) che
a parità d'effetto fornisce il minimo rischio nel
rispetto delle relazioni funzionali.
Il farmaco Omeopatico non è mai tossico, non ha effetti collaterali od
indesiderati di nessun tipo, somministrato
contemporaneamente a farmaci ponderali (come nel caso della
chemioterapia), agevola l'eliminazione dei loro residui
tossici permettendo, al tempo stesso, un aumento dell'attività
primaria con conseguente riduzione della dose necessaria
e prevenzione degli effetti collaterali.
Con questo presupposto, il farmaco Omeopatico diventa quello
di prima scelta in ogni trattamento e dietro si devono accodare
quelli progressivamente più tossici e quindi carichi
d'effetti collaterali.
Detto questo, per rispondere, ricordiamo la contemporaneità
storica dei principi dei simili e dei contrari al cui proposito
è classico menzionare Ippocrate il quale consigliava
di discernere bene quale dei sistemi adottare nelle varie
situazioni per ottenere la "vera" guarigione.
Il colpo di coda del sistema Allopatico si è verificato
con la scoperta del batterio capro espiatorio verso il quale
si sono orientati tutti gli sforzi di ricerca in campo farmacologico
e strumentale condizionando anche la terapia delle affezioni
non in relazione con microrganismi.
I farmaci risultati da quest'orientamento, gli antibiotici
in primo piano, hanno condizionato, in seguito, la direzione
del pensiero e della terapia clinica in ogni campo della
patologia col sistema, appunto dei contrari, privilegiando
la Medicina che considera il dato organico lesionale a scapito
di tutti i sistemi che valutano anche, attribuendogli valore
di prodromo, il campo del funzionale.
La medicina Allopatica più facile da praticare e
da studiare ma più grossolana nel suo intervento
terapeutico, grazie a questa scoperta, il microrganismo
patogeno, si è attestata sulle posizioni di controllo,
le Università, sfornando tecnici informati univocamente.
Da molto tempo questo presupposto microbico è superato
nella sua interpretazione eziologica, non solo dalla parte
alternativa (vedi ad esempio i lavori del medico tedesco
Hamer e di moltissimi altri come lui) e dimostra i suoi
gravi limiti ma l'inerzia strutturale dei sistemi d'insegnamento
del pensiero e del metodo richiederà ancora tempo
per permettere la flessibilità che ogni mente libera
si augura di trovare nei luoghi di formazione e soprattutto
nei formatori.
Nel frattempo il concetto di "anti" ha prodotto,
necessariamente, la messa in secondo piano delle relazioni
causali (cioè perché il batterio è
in grado di insediarsi, da patogeno, in un organismo ospite)
allontanando il medico dalla comprensione dei meccanismi
delle sindromi come possiamo facilmente vedere in alcune
patologie quali le neoplasie o le patologie del sistema
cardiocircolatorio che dimostrano l'inadeguatezza degli
strumenti terapeutici Allopatici che fra l'altro, per loro
natura, non possono attuare prevenzione.
Sto affermando che la Medicina come, del resto, tutte le
attività umane, riceve le sue direttive da poche,
proporzionalmente, menti guida che, di fatto, detengono
il potere della conoscenza e più o meno consapevolmente
e più o meno in buona fede lo esercitano e difendono
e questo è umano ma non accetto che sia del Medico.
Per un complotto planetario pilotato
dalle multinazionali farmaceutiche (anche quando non esistevano
ancora) e da decine di migliaia di ricercatori di tutti
i paesi che, soprattutto fino ad Internet, non erano neppure
in contatto tra loro?
Beppe Grillo direbbe si, almeno oggi.
Io mi limito a notare che il potere di influenzare le scelte
in campo medico si è trasferito progressivamente
dal Medico alla casa farmaceutica che ora dirige e forma
l'opinione e la prassi terapeutica della quasi totalità
dei professionisti della Medicina e detiene un mercato formidabile
e tutta la ricerca farmacologica gestendola quindi come
bene privato, proprietario decidendo così, insindacabilmente,
della salute della gente.
"Noi studiamo, voi prescrivete accettando i pareri
di chi ne sa più di voi e lavora per noi".
Controllo zero ed errori evidenti solo dopo il danno.
La Medicina è governata dal profitto economico che
fa passare soluzioni ex imperio.
Oppure perché la medicina "ufficiale"
si è dimostrata statisticamente più efficace
delle medicine alternative?
Quando parliamo d'efficacia non discutiamo della qualità
intrinseca di una sostanza ma del suo uso in base ad un'indicazione
corretta.
L'uso dei farmaci Allopatici è sicuramente più
diffuso, almeno in una realtà come quell'Italiana,
in relazione al fatto che la classe medica ha un tipo di
formazione univoca che prende in considerazione un solo
tipo d'approccio farmacologico (uso quello che conosco e
se conosco una cosa sola uso quella).
Le statistiche d'efficacia di un mezzo terapeutico sono
importanti ma vanno clinicamente lette, ad esempio, in base
alla ripercussione che una determinata azione ha su parametri
che altrimenti non sono comprensibili.
Mi spiego.
Gli antidolorifici sono statisticamente efficaci contro
il dolore ma creano dei tossicodipendenti cronici e non
risolvono la patologia alla base del dolore, gli antibiotici
sono efficaci contro molte situazioni infettive ma non impediscono
le recidive, impegnano l'organismo con la loro tossicità,
non hanno nessuna validità preventiva ed ancora meno
in rapporto all'alto rischio d'uso.
La statistica va interpretata e chiarita, da più
punti di vista, per evitare che sia usata come falsa prova
a vantaggio di una tesi parziale come, ad esempio, succede
nel caso delle vaccinazioni che sono state accreditate di
un'efficacia che non posseggono e di risultati che non hanno
ottenuto e non ottengono giustificando in tal modo gli inconvenienti
che provocano e che sarebbero altrimenti inaccettabili.
Certo, tutti sappiamo che la medicina
non è una scienza esatta e dunque nelle sue pieghe
si possono nascondere innumerevoli segreti e miracoli.
Il nocciolo, per permettere una Medicina esatta, è
l'indicazione dei farmaci cioè quando, come, perché
dare un farmaco verificando le variazioni individuali nella
quantità necessaria e nella tollerabilità
cioè per quell'individuo il farmaco giusto, alla
giusta dose, per il motivo giusto e potendone prevedere
l'effetto singolarmente.
C'è chi è guarito con
Di Bella e chi con padre Pio, chi con uno stregone del Mato
Grosso e chi con Sai Baba, ma statisticamente si guarisce
più facilmente con la medicina "ufficiale".
Il concetto di guarigione ed il metodo per ottenerla varia
notevolmente negli esempi che avete messi insieme.
Quello che dovrebbe far riflettere è che obbiettivo
comune è la guarigione e che spesso dove un sistema
fallisce un altro ha successo come è vero anche che
in molti casi entrambi falliscono.
Saper cogliere il vantaggio di ognuno, comprendendone i
presupposti, è doveroso per chi si occupa di salute.
Le guarigioni operate in modi incomprensibili per la Medicina
attuale (Padre Pio, Sai Baba, ecc.) e non mediate da farmaci,
lungi dal suscitare scetticismo, dovrebbero far riflettere
sui meccanismi di guarigione che possediamo al nostro interno
e stimolare la ricerca di come conoscerli, per riprodurli,
chiarendo possibilità intrinseche ed eventualmente
le sedi in cui questi risiedono, al nostro interno, per
studiarne le relative strutture.
Esistono innumerevoli energie che non conosciamo, non sappiamo
misurare, utilizzare ma che non possiamo fare a meno di
costatare; questo è il compito dello scienziato non
certo quello di difendere ottusamente conoscenze acquisite
le quali, se hanno valore, si mantengono da sole e crescono
per virtù propria come, per fare un esempio a caso,
l'Omeopatia e l'Agopuntura.
Un cenno particolare, non mi sento l'animo d'esimermi dal
farlo, al caso del Professor Luigi Di Bella nonostante,
lo dico ironicamente, sia e resti un Allopata a tutti gli
effetti e per tutti i connotati.
Come già ho affermato e scritto, nei miei ricordi
universitari modenesi il Professor Luigi Di Bella è
stato il più giovane cattedratico italiano già
a quei tempi con la fama di genio puro e di studioso senza
macchia.
Tre lauree in discipline diverse e oltre 40 (quaranta) anni
d'insegnamento universitario e di lavori di ricerca stimati
in molte parti del mondo, trentacinque anni d'ambulatorio
oncologico e di ricerca, solitaria apparentemente è
vero, con migliaia di casi trattati all'attivo sono un biglietto
da visita che deve incutere rispetto a chiunque e farlo
riflettere bene sui giudizi che esprime su di Lui.
Inoltre, prima di esprimere pareri, è bene essere
correttamente informati sul suo lavoro e sulle procedure
applicate nel suo metodo.
Quanto alla sperimentazione di controllo eseguita sui suoi
protocolli, chi s'intende di Medicina si domanda quale sia
la necessità di sperimentare dei farmaci che da decenni
sono abitualmente usati nella terapia oncologica e non e
se sia il caso di farlo solo perché li usa il Professor
Di Bella.
Malafede e dolo, gravissimi per la responsabilità
di cui si caricano nell'informazione dei Pazienti, sono
i motori di una farsa sperimentale come quella subita dai
protocolli del Professor Luigi Di Bella.
Qual è la differenza, se i farmaci sono gli stessi,
fra il suo metodo e quello usato nei reparti ospedalieri
e dunque, ripeto perché sperimentare nuovamente farmaci
già da tempo largamente in uso?
Perché fare apparire nuovi e sconosciuti farmaci
notissimi e ovunque usati?
Se siete curiosi domandatelo direttamente a Lui o informatevi
da coloro che hanno verificato i suoi protocolli ammesso
che lo abbiano capito.
Per stimolarvi ricorderò che il suo protocollo ha
liberato la somministrazione dei complessi farmacologici
dal vincolo del peso corporeo, parametro assolutamente inadeguato
alla valutazione dei dosaggi in rapporto ai possibili effetti
tossici, permettendo una valutazione biologica del dosaggio
e quindi una sua individualizzazione con l'importante risultato
di contenere al minimo gli effetti velenosi ridirigendo
le energie così recuperate all'attività di
guarigione.
Tutto il resto, comprese le arruffate, quanto preoccupanti,
prese di posizione degli organi ufficiali medici e non,
sono manifestazioni d'imperdonabile, colpevole ignoranza
ancora più riprovevoli perché trattano della
salute della gente e senza scrupolo offendono, calunniando,
l'immagine di un vero Professionista.
Comunque, prima di parlare sapere, chiedere a chi può
dare risposte con competenza (che parlino gli Omeopati di
Omeopatia e non chi non sa neanche cosa sia) ed essere disposti
ad ascoltare le risposte.
Se poi si vuole dire che l'uso attuale
dei farmaci è sconsiderato e che molti medici di
base non sono a capo di ambulatori ma di ricettifici, siamo
d'accordo.
Non siamo d'accordo per niente perché il problema
è grave in quanto è a monte, nei luoghi dove
si insegna la Medicina insieme al modo di pensare e di concepire
la coscienza scientifica ed etica.
Il modo di esercitare la Professione è il risultato
non il problema.
Ma è d'accordo anche Garattini.
Il signor Garattini trova completa solidarietà quando
si erge, pur non essendo mai stato un clinico, a difesa
dell'etica professionale che però viola quando esprime,
con superficiale incompetenza, pareri pubblici, ma se fossero
privati sarebbe ugualmente grave, su argomenti che non conosce
né in teoria né in pratica influenzando ascoltatori
convinti che abbia competenza su ciò che dichiara.
Come Lui altri nomi eccellenti impegnati, addirittura affollati
ad esprimere pareri su argomenti che è evidente che
non conoscono e per non far nomi Rita Levi Montalcini che
sia di Omeopatia che di Clinica Medica sa quello che potrebbe
sapere uno di Voi con la differenza che a Voi non verrebbe
in mente, spero, di esprimere un parere che potesse influenzare
scelte di persone in cerca di aiuto per la propria salute.
Ritrovo nell'elenco anche il Professor Renato Dulbecco.
Ahimè con gran dispiacere lo nomino per la stima
ed il rispetto che nutro per Lui ed il suo lavoro ma nel
suo caso con preghiera di documentarsi perché un
intelletto come il suo ha sempre margini ampi di recupero
della recta ratio.
Saluti cordiali.
Giulio Valerio per QdV (Ass.Qualità della Vita)
Li ricambio sperando di esservi stato utile e chiaro.
"Il leone ruggiva tremendamente e schiumava dalle fauci
per una spina di rovo conficcata nella zampa ed era furioso
e tutti erano spaventati e costretti a coprirsi le orecchie
fino a quando un bimbo, vedendo la spina, intuendo e poi
capendo, s'avvicina calmo, l'estrae ottenendo gratitudine
e silenzio con la guarigione e meraviglia delle genti ottuse
e spaventate".
(Paolo Dott. Mosconi - Medico Omeopata -)
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