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Omeopatia
Il concetto di COMPETENZA del rimedio
OMEOPATIA
Il rimedio omeopatico. Concetto di competenza
Il rimedio omeopatico. Concetto di competenza
Dalla Fisiologia Energetica Cinese l'Omeopatia acquisisce i concetti e le informazioni che permettono di completare e migliorare il principio di “rimedio simile”.
Ogni rimedio rappresenta un modello di interazioni energetiche, movimenti energetici, tra le cinque logge e tutti gli altri vari “apparati energetici”.
Queste interazioni si manifestano esternamente e internamente con determinati sintomi, caratteristiche e debolezze che coinvolgono i diversi piani dell'essere umano, quello energetico, emotivo, mentale e corporeo.
Il piano energetico governa e caratterizza gli altri piani ed è quello che definisce l'immagine del rimedio.
La Fisiologia Energetica Cinese spiega il quadro energetico e anche la corrispondenza tra sintomi che sembrano assolutamente slegati fra loro, ma che fanno capo a stessi movimenti di energie o logge energetiche, permettendo una comprensione più semplice delle competenze del rimedio.
La Fisiologia Energetica Cinese chiarisce meravigliosamente come ogni rimedio abbia una sua competenza e come i sintomi ad esso collegati non siano un suo effetto diretto, ma solo una conseguenza dell’uso che ne fa la Forza Vitale, come del resto aveva concluso lo stesso Hahnemann.
Per individuare la competenza di un rimedio è sufficiente verificare, attraverso il proving (test di rimedi in tintura madre [TM] o a basse diluizioni), i sintomi che si generano in una persona sana.
La totalità dei sintomi corrisponde all’immagine del rimedio perché corrisponde ad un’immagine energetica.
La totalità dei sintomi ci indica quali sono le mancanze informative del nostro organismo e di quale competente rimedio ha bisogno.
Comprendere le competenze di ogni rimedio ed utilizzarli di conseguenza è un metodo più rapido rispetto a quello classico della ricerca del simillimum rimanendo fedeli ai principi dell’Omeopatia, non solo, ma ragionare in questo modo dà a tutto il sistema un senso e uno spessore logico inattaccabile che spiega molti dei misteri legati all’Omeopatia e alla scelta dei rimedi.
Naturalmente è necessario fare attenzione perché la competenza non è incentrata sull’aspetto anatomico fisiologico, anche se importante, ma riguarda maggiormente le interazioni energetiche delle varie logge, che sono a capo di attività fisiologiche dell’organismo la maggior parte delle volte sconosciute o incomprese da parte delle conoscenze mediche di anatomia e fisiologia.
Una loggia energetica può essere notevolmente perturbata mentre l’organo che presiede essere sano.
Il fondamento della scelta del rimedio omeopatico è costituito dalla totalità dei sintomi fino ad arrivare a concepire un’immagine complessiva del paziente. L’immagine del paziente non è la condizione patologica come la medicina allopatica la intende.
L’immagine è l’insieme di quei dati che differenziano ogni paziente l’uno dall’altro, anche se affetti dalla stessa patologia.
In Omeopatia non ha importanza la patologia di cui si è affetti se non come una parte dell’insieme di sintomi che aiutano la comprensione dell’immagine del paziente.
E i sintomi patologici di solito sono quelli meno indicativi e importanti.
L’Omeopatia è l’atto di comprensione dell’individuo, non quello di comprensione della malattia.
Quando Hahnemann si rese conto che i sintomi prodotti da una sostanza sono curati dalla stessa sostanza diluita e dinamizzata (rimedio omeopatico) venne confuso dalla mentalità legata al concetto di effetto farmacologico, effetto che noi sappiamo oggi essere inesistente nei rimedi omeopatici perché sono talmente diluiti che non contengono più nessuna traccia chimica della sostanza originale.
Quello che più colpisce è che lo stesso Hahnemann non considerava determinante il presunto effetto farmacologico perché si rendeva conto che la sostanza era oltre l’infinitesimale e imputava ogni reazione dell’organismo al governo della Forza Vitale che per prima subiva e per prima agiva.
Questo concetto è espresso in diversi paragrafi dell’Organon.
Cercò di spiegare un po’ attraverso il concetto farmacologico (che era errato) e un po’ attraverso il ruolo centrale della Forza vitale il modo d’azione dei rimedi, ma quello che ne risulta non è chiaro.
Perché qualcosa di simile e inesistente chimicamente dovrebbe essere utile?
Se A è simile a B vuol dire che ha delle caratteristiche di B, di fatto A racconta B.
Un rimedio non stimola reazioni perché non c’è nulla di chimico per stimolare, un rimedio è come un libro, racconta ma solo a chi lo può leggere e capire.
Con che cosa leggiamo e comprendiamo un libro?
Con l’intelligenza.
E che cos’è l’intelligenza, qualcuno può mostrarcela?
Di certo non si può toccare o far vedere l’intelligenza, al massimo se ne possono mostrare gli effetti o i risultati.
Se si analizza un libro chimicamente o fisicamente si avranno solo carta e inchiostro, nulla di più, tutti i libri sono così più o meno e solo quando un’intelligenza li legge risultano essere qualcosa di ben più di carta e inchiostro e solo l’intelligenza li può usare.
Solo attraverso la Forza Vitale un rimedio diviene comprensibile, utile.
Molti negli anni hanno cercato di proporre soluzioni al mistero di come l’Omeopatia funzioni ma a parte rarissime intuizioni lasciate poi isolate non si è giunti ad un vero chiarimento.
È necessario cambiare punto di vista, abbandonare la visione materialista e ragionare in termini energetici, energia che è alla base della teoria e della prassi Omeopatica.
Il governo dell'organismo è gestito da un insieme di energie che fanno capo ad un'energia superiore che ha una precisa volontà di autoconservazione.
Questo significa anche che, così come gli elementi esterni agiscono sull'organismo, così l'energia vitale sfrutta gli elementi esterni per autoconservarsi.
Questa è una verità facilmente verificabile.
Tenendo presente questo e ribaltando il punto di vista non si fa altro che compiere un’operazione logica assolutamente naturale.
Se è vero che A non può agire su B, e se è vero che B in contatto con A modifica il suo stato, significa che B usa A per cambiare il suo stato. (A = Rimedio, B = Organismo umano governato dall’Energia Vitale)
Per dirla con Sir Arthur Conan Doyle alias Sherlock Holmes: quando hai scartato tutto ciò che è impossibile quello che rimane per quanto improbabile è la verità.
Il punto, quindi, non è ciò che i rimedi sono in grado di fare, ma come la Forza Vitale è in grado di sfruttarli.
Per questo i rimedi non svolgono alcun’azione terapeutica, come la fisica e la chimica giustamente stabiliscono.
Per questo il rimedio non proverà mai la sua efficacia in laboratorio, perché manca l’Energia Vitale!
Per questo il rimedio sarà sempre innocuo, dato che la sua efficacia non dipende da esso ma da come la Forza Vitale lo usa.
Dato che la Forza Vitale punta sempre all'autoconservazione non potrà altro che usare il rimedio solamente quando risponde a questa esigenza. In pratica facendo correttamente Omeopatia si rispettano la Forza Vitale e il suo ruolo.
Se si ha il coraggio di accettare tutte le verità a nostra disposizione da una parte e dall'altra (cultura occidentale e orientale), quello che si evidenzia è estremamente illuminante.
La Forza Vitale legge nel rimedio omeopatico, cioè nella sostanza diluita e dinamizzata, delle informazioni di tipo energetico che si ricollegano a ben determinate caratteristiche chimiche a cui fanno capo ben precisi processi fisiologici, memorizzate in un modo e in una forma non ancora compresa.
Questa lettura permette alla Forza Vitale di imparare a gestire quei processi chimici e fisiologici, naturalmente colmando le lacune informative che sono alla base del problema, questa lettura e apprendimento sono guidati, determinati, dalla volontà di autoconservarsi al meglio.
Il rimedio migliore è quello più competente per risolvere le mancanze informative presenti nell’organismo prima di tutto a livello energetico e poi via via a tutti gli altri livelli.
Il livello energetico è il più importante ma non sempre quello determinante alla soluzione di tutti i problemi.
Quindi concludendo è vero che il rimedio simillimum è sicuramente competente, ma non è vero che se un rimedio non è simile in base alla sua materia medica allora debba essere per forza meno efficace, perché l’efficacia dipende dalla competenza in termini energetici che a volte si nasconde dietro sintomi che sembrano diversi ma che appartengono alla stessa condizione energetica che fa a capo a medesime lacune informative.
Iniziare a ragionare per competenza risolve tantissimi problemi pratici legati, ad esempio, all’irreperibilità dei rimedi in tempi utili in situazioni urgenti, problema che spinge le persone a rivolgersi all’allopatia con la falsa convinzione che l’Omeopatia sia lenta.
Ragionare per competenza aiuta a scegliere meglio e più correttamente degli adeguati sostituti dei rimedi non disponibili portando l’Omeopatia ad essere più dinamica e a servire più facilmente e meglio i pazienti.
Significa imparare a comprendere meglio ogni rimedio e le sue corrispondenze energetiche.
Naturalmente ragionare per competenza implica una notevole conoscenza della fisiologia energetica e di ciò che è positivo e negativo per l’uomo, cosa non ancora approfondita degnamente perché normalmente si procede senza una filosofia logica di base che definisca le linee guida di una tale ricerca.
(Mosconi Marcello - Omeopata- )
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