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Radionica
La ricerca sul cancro
Mai nella storia si è visto un movimento di capitali tanto importante.
Dire ricerca sul cancro ormai significa nell'immaginario collettivo quanto di meglio e di più sia possibile fare per migliorare le nostre possibilità contro questo flagello. Ognuno di noi ha avuto un caso vicino, non c'è ormai più nessuna famiglia che non ne abbia vissuto le conseguenze.
Fra le iniziative che ormai prenotano ogni fine settimana, peraltro tutte moralmente meritevoli, questa della ricerca per il cancro è presente molto più spesso delle altre sia in televisione che nella carta stampata. Ogni certo numero di anni viene devoluta alla ricerca su questo flagello una porzione eccezionale di capitali, ricordo il presidente Reagan che dichiarò di essere pragmaticamente intenzionato a volerlo sconfiggere definitivamente, e così parlando e spendendo abbiamo superato il millennio senza poter cantare vittoria, ancora.
Certamente, i discorsi ufficiali dell'interno della struttura volta alla ricerca, cioè di coloro che vogliono essere gli unici a poter disporre dei capitali a disposizione, sono sempre trionfalistici, a volte perfino, se siamo capaci di decriptare il non espresso, vicini al vero quando dicono che si muore ancora, ma certamente si muore meglio, e percentualmente di meno.
Sarebbe il caso di andare a chiedere a quello che muore per il suo cancro non guarito se è poi felice di entrare in una percentuale molto migliorata rispetto a quella di vent'anni prima.
Io la vedo diversamente, chi muore sta dentro al 100% delle possibilità a lui contrarie, credo che se ne freghi altamente di altri tipi di discorsi.
Anche adesso che sta per scomparire la lira, è in atto una iniziativa presso tutte le sedi bancarie per lasciar cadere l'addio alla moneta che cadrà in disuso dentro un paniere detto dell'ultima buona azione.
Da cittadino qualunque sono contrario a tutte queste questue per il semplice motivo che il merito morale che sta dietro alla richiesta è troppo superiore rispetto alle disponibilità medie dei cittadini, cioè stante che ognuna di queste battaglie che vanno alla ricerca di finanziamenti sono valide e giuste, però se dovessimo offrire le dieci-quindicimila o più per ognuna che troviamo sui giornali o nelle piazzette della città, resterebbe troppo poco per riempire la dispensa o per pagare le bollette.
Ritengo che la soluzione debba riguardare la politica, sperando che si adoperi ancora di più e meglio per togliere tutte queste questue.
Però molti cedono al sentimento, o forse possono permettersi di cedervi e le melarance, le piantine, le mele, le coccarde che ci vengono proposte, portano effettivamente soldi a coloro che ne richiedono.
Tutte le questue del resto portano soldi.
Il vecchietto che porge il cappello nella via centrale delle mia città, raccoglie mediamente più di trecentomila lire al giorno, che porta alla cassa del bar sotto il mio ufficio per farsele cambiare con pezzi più comodi da portare in tasca.
Io lavoro per molto meno e non sono il solo, certo non sto al freddo, ma è solo una componente del problema, su cui del resto non voglio dilungarmi.
Allora abbiamo una grande organizzazione, regionale, nazionale, forse mondiale per la ricerca sul cancro, che mangia e richiede capitali immensi; ora dove c'è la bazza c'è anche la tentazione e alcuni settori di questa organizzazione sono stati più o meno indagati per come avevano disposto di spendere questi soldi, ma non è questo il punto, il punto è che non trovano quello che cercano.
Quando cerchiamo qualcosa dentro casa che continuiamo a non trovare, il motivo è uno solo, lo cerchiamo sempre dove non c'è.
Questa saggezza elementare non è mai emersa in questa grande organizzazione di ricerca sul cancro, e mi domando perché!
Oppure sì?
Sì, alcuni hanno cercato dove gli altri non avevano pensato di cercare, oppure dove altri avevano accuratamente evitato di cercare, ma ecco che la grande organizzazione ufficiale della ricerca sul cancro ha trovato subito la maniera e la prontezza decisionale nel muovere i capitali a disposizione:
primo nel non farvi accedere altri che loro,
secondo nel contrastare i "diversi" con un apparato di avvocati e di giornalisti di alto pregio e di altissimo prezzo.
Naturalmente, tutto dentro al calderone gestionale della ricerca, neanche dirlo.
Se invece di spendere tanto per contrastare la via scelta da qualcuno gli avessimo dato gli stessi soldi per proseguire nella direzione che aveva scelto, forse ci saremmo avvicinati alla risoluzione?
Nessuno lo può sapere perché la struttura ufficiale primariamente è rivolta al mantenimento di se stessa, e quindi alla soppressione di chiunque altro ci voglia mettere mano.
Il cancro è chiaramente una questione multiforme, difficile come mai è stato qualche altro flagello del passato, è una questione di molte energie, di energie a molti livelli, di coinvolgimento del soggetto colpito come nessun'altra "malattia".
Appunto per questo, secondo me, ci sarebbe spazio per accogliere le opinioni e le impostazioni che altri intravedono, in prima fila se sono medici, in seconda battuta anche coloro che seguono sistemi di credenza che comprendono e rispettano la medicina, ma che non trascurano altre componenti che nella vita degli umani sono capaci di creare modi di sviluppo della vita individuale sia leggeri e facili, sia complessi e difficili, fino al cancro.
La organizzazione ufficiale opera in modo perentorio, via tutti coloro che non sono medici, e via i medici che dichiarano di voler ricercare in modo più allargato.
Di Bella e Hamer, due casi emblematici.
E sono ambedue medici.
Ambedue hanno presentato prove, sia scientifiche che statistiche, invano.
Se ricordo bene, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nella sua originale e mai sconfessata dichiarazione d'intenti, enuncia che ciascuno dovrebbe essere libero di curarsi come vuole, di adottare i sistemi di cura che vuole, ed ognuno dovrebbe essere libero di scegliere la via da seguire per la propria guarigione o per il conseguimento delle sue migliori possibilità.
A di Bella gli hanno perfino manomesso i farmaci sottoposti a controllo.
Hamer mi risulta che l'abbiano addirittura radiato dall'Ordine.
Uno ha sostenuto che una certa i farmaci dosati in una data maniera poneva una migliore resistenza alla progressione del cancro, compresa la possibilità di un certo numero di guarigioni.
L'altro, Hamer, per aver sostenuto che la matrice del cancro è sempre una emozione negativa imprevista radicatasi nell'individuo.
Secondo una elementare saggezza verrebbe da dire perché no?
Se Di Bella e Hamer non avevano assolutamente le prove che sarebbero risultati vincenti assoluti nella battaglia contro il cancro, perché non concedere loro il beneficio di poter assistere coloro che sceglievano di essere guidati da loro.
Tanto sta che dall'altra parte, quella delle ricerca canonica ufficiale, non c'è la trionfale garanzia di gestire la via certa ed assoluta della guarigione, per cui, secondo me, incerto per incerto, è difficile dire dove sta il peggio.
Però c'è qualcuno che si erge ad affermare di sapere dove sta il raggiro, e quindi effettivamente muove le leve di potere che servono a ridurre al silenzio le voci che emergono dalla incertezza che avvolge ancora e tuttora la ricerca su questo problema che conduce a sofferenze e a morte un numero così elevato di persone.
Io mi arrischio ad affermare che la ricerca ufficiale, quella che regge gli istituti di ricerca sul cancro, quella identificabile col marchio del microscopio, non arriverà a niente nemmeno fra vent'anni, per un certo numero di ragioni che risultano per il mio capire estremamente valide, e che dirò.
In aggiunta temo che nemmeno le menti che ricercano su altri fronti o mediante visioni più allargate del problema cancro, nemmeno loro approderanno a niente, per altre ragioni, che dirò.
La ricerca ufficiale continuerà a cercare dove la soluzione non esiste, perché se cercasse dove potrebbe trovare, la mucca smetterebbe di dare il latte.
Chi ha orecchie per intendere…intenda.
La ricerca non ufficiale non approderà a niente primo perché è a corto di soldi e difficilmente può trovare degli sponsor o dei mecenati, ed è un vero peccato perché, secondo me, questo è invece il tempo storico dove esistono molte menti dotate di sufficiente apertura per poter trovare dei sentieri nuovi da percorrere nella ricerca sul cancro, cervelli che oggi lavorano a qualcosa d'altro, che lascerebbero volentieri quello che fanno per portarsi dentro un progetto moralmente così coinvolgente, così importante, così cosmico, ma anche questi cervelli devono portare a casa uno stipendio, e quindi…probabilmente niente.
Sono sempre le situazioni finanziarie che permettono la disinvoltura e la tranquillità per sé e per la propria famiglia le condizioni migliori per poter rivolgersi a risoluzioni ancora aperte, ad impostazioni mai pensate prima, a definizioni e visioni della malattia-cancro mai valutate precedentemente.
Difficile che un problema come questo lo possa risolvere un medico o un ricercatore che non accetta di fare ricerche finanziate ormai quasi esclusivamente dalla categoria industrial-farmaceutica quindi fa iil postino di giorno e magari il barista di sera.
Non è mai la stanchezza a suggerire l'idea geniale, è tutto il contrario.
A meno che non si pensi alla eventualità del miracolo, cioè del colpo di fortuna uito o della ispirazione ricevuta in sogno, che non è impossibile, ma la struttura ufficiale della ricerca ormai secolare avrebbe ben poco merito, o no?
Ci sono poi da valutare altre componenti che possono concorrere ad una volontà neanche tanto nascosta di non voler trovare una soluzione: ne dico una.
Siamo già su questo pianeta quanti? Cinque miliardi? Non siamo un pò tanti? Forse per le previdenze sociali tutte queste morti, la maggior parte premature, sono una manna per i loro bilanci.
Non è poi un tipo di flagello che possa preoccupare veramente, non si corre il rischio dell'azzeramento della popolazione in tempi brevi come durante le epidemie di peste del seicento, il cancro non è contagioso, non in modo veloce e plateale come certe piaghe batteriche.
Quindi parliamone, non trascuriamo il problema, ma diamoci l'occasione di fare dei bei congressi, magari in posti magnifici, e riparliamone, nel frattempo i nostri fratelli che lavorano alle strutture tecniche mettono a punto delle macchine sempre più complesse, sofisticate e costose a cui non si può assolutamente rinunciare, magnifichiamo la nostra tecnica, magnifichiamo anzi santifichiamo qualche personaggio della struttura che ha più presenze televisive del papa o del presidente della Repubblica, e parliamone, mai smettere di parlarne.
Cosa fare?
Difficile dare il consiglio giusto, io ho già predisposto l'eventualità coi miei figli: ho detto loro che nel caso io stesso venga colpito dal cancro, prima di tutto lo voglio sapere, non voglio bugie, e seconda cosa, importantissima, non voglio subire nessun intervento chirurgico, né irraggiamento, né trattamenti chemioterapici.
Voglio pensare, tentare qualcosa da solo, cambiare abitudini, modo di cibarmi, e quant'altro riterrò opportuno, tanto le statistiche lo hanno già dimostrato: chi entra nell'ingranaggio delle terapie consuetudinarie riguardo al cancro non ha possibilità superiori di sopravvivenza di colui che non fa assolutamente niente.
(Diego Melandri - Radionico-)
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