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Radionica
Stai bene? No grazie!
L'ANGOLO DEL RADIONICO - a cura di Diego Melandri,
radionico
Stai bene? No grazie!
Alla mia età, ho regolare frequentazione
con individui che hanno già superato la seconda età,
vivono come possono la terza, qualcuno anche la quarta età.
A tutti, se viene domandato il loro stato di salute, rispondono
che è buono, che ne sono soddisfatti; eppure, di quando
in quando qualche persona scompare dalla vista, non sempre
definitivamente, ma sempre per motivi legati alla salute.
Quindi, anche prima la loro salute non era proprio tranquilla,
se poi hanno dovuto affrontare un problema di messa a punto,
e allora cosa significa questo?
Che il concetto di salute è un concetto variabile,
che si distanzia sempre troppo, e l'avanzare dell'età
anagrafica ne è una componente, dal concetto di salute
in assoluto.
Naturalmente, secondo me, durante l'arco dell'esistenza questo
concetto di salute in assoluto va visto come un carattere
asintotico, cioè avvicinabile ma non raggiungibile,
poiché nessuno potrà essere esente dall'affrontare
qualche periodo di sfasamento.
Allora la personale convinzione di salute della maggior parte
delle persone oltre ad essere un concetto variabile, si vincola
a particolari funzioni che si riescono a mantenere, accompagnate
da altre ritualità che da un certo momento in avanti
diventano obbligatorie.
Mi spiego meglio: non posso contare il numero di persone che
dicono di stare bene che prendono una o due pastiglie al giorno
per via della pressione del sangue troppo alta da tenere sotto
controllo.
Una pastiglia o due prendono alcuni secondi in una giornata,
che scorre poi (così sembrerebbe) normalmente, quindi
la limitazione ad usufruire del proprio corpo è accettabile,
quindi è di nuovo una libertà totale, o semitotale,
e quindi come tale può essere enunciata.
La stessa cosa vale per il diabetico che fa la sua punturina
di insulina e poi può mangiare quello che vuole, per
il bevitore che prende un plegil e può nascondere la
sua condizione a tutti. Ma non basta, perché a questo
punto interviene una forma di esaltazione strana, che porta
queste persone a vantarsi del loro stato, superato secondo
loro furbescamente e tempestivamente con l'apporto di un nonnulla,
una sfumatura, pochi secondi, magari pagati dalla mutua.
Un mio conoscente si vantava di poter digerire tutto, naturalmente
al contrario di me che controllavo, almeno tentavo di farlo,
la composizione dei cibi per eventualmente rifiutare quelli
che potevano risultarmi problematici. E si vantava, e io dicevo,
alimentando la sua vanità, che lui era un fortunato,
fino al bel giorno in cui mi confessò il suo segreto.
Il segreto consisteva nel grappino a fine pasto, cosa che
gli permetteva di dimenticarsi di tutto quello che aveva ingurgitato,
anche fosse stato pesantissimo.
Questa è senz'altro una forma di verità, inoppugnabile
verità, cioè che lui digeriva anche i sassi,
una verità non assoluta, di cui però lui desiderava
vantarsi.
L'ultima categoria di pseudo sani che mi viene in mente, sempre
facendo appello a mie esperienze personali, è quella
degli allergici, e qui purtroppo, l'età può
andare molto più indietro della terza, o della seconda,
perché molti soffrono di una qualche allergia già
in giovane età.
L'allergico afferma di essere una persona in normale stato
di salute, perché evita la sostanza a cui è
allergico, e continua in molti casi per tutta la vita a ritenersi
normale sempre continuando ad evitare l'allergene che gli
causa la sua eventuale sensibilità.
Mi ricordo che dissi a questa persona allergica di mia conoscenza
che la vera domanda che doveva farsi non era a che cosa era
allergica, ma perché era allergica.
Questo mio intervento ebbe l'effetto di una bomba.
Se siamo allergici, ci sono pure altre persone che non lo
sono, ora mi pare evidente che qualcosa si è sregolato
nel meccanismo che regola il corpo umano a carico di colore
che sono allergici.
Se la mia pressione sanguigna è troppo alta, ci sono
pure persone che non soffrono di questo disturbo, e in passato
io stesso non sono stato un presso-sofferente, quindi qualcosa
si dev'essere sregolato.
Non credo che queste persone non abbiano avuto pensieri di
questo genere, ma devono essere stati momentanei e col tempo
devono essere stati cancellati dalla loro mente, dato che
sono passati ad una leggera dipendenza o ad una altrettanto
leggera rinuncia, per il resto della loro vita.
Esiste poi una categoria di persone che, pur esagerando, trasgredendo
i normali canoni, fregandosene di ogni avvertenza, non manifestano
nessun sintomo di nessun genere.
Ecco, costoro sono quelli che veramente per primi sentono
forte l'impulso di vantarsi della loro superiorità,
in quanto nelle condizioni in cui tutti gli altri denuncerebbero
sintomaticamente l'eccesso che si sono concessi, loro sembrano
esserne indenni. Sono coloro, qualcuno lo dovreste aver conosciuto
anche voi che leggete, che possono bere o mangiare in eccesso
senza avere neanche un mal di testa, e se non ne avete conosciuto
qualcuno, vi assicuro che costoro esistono, eccome.
Io ne ricordo uno, un mio buon conoscente, fratello di un
mio intimo amico; costui aveva uno studio dove operava come
meccanico dentista, ed era sua abitudine recarsi al lavoro
molto presto la mattina e siccome il suo laboratorio era vicino
al mio luogo di lavoro, lo incontravo spesso. Ora questa persona
era anche un buon bevitore di vino, uno di quelli che cercano
un qualsiasi pretesto per bersi una buona bottiglia, specie
se in compagnia, ed in effetti casa sua era diventata una
specie di tempio del buon bere parecchie sere alla settimana,
ricordo che si faceva mandare lo champagne direttamente in
casse dalla Francia. Avvenne che una mattina che lo incontrai,
mi arrischiai a chiedergli come facesse, dopo aver bevuto
abbondantemente come sua abitudine la sera prima, ad andare
fresco al lavoro così di buon'ora. Ebbene lui mi disse
che non accusava mai il benché minimo sintomo di disturbo,
e me lo garantì, e io gli credetti.
Avvenne che la moglie lo convinse a fare una visita da un
medico di cui lei aveva la massima fiducia, il quale si espresse
in modo perentorio: abbandonare il bere o la morte entro sei
mesi.
Capovolgimento di fronte: da superuomo o superfavorito dalla
sorte a sicuro cliente della signora con la falce, una bella
differenza! Se volete sapere come è finita, vi dirò
che quel mio conoscente è tuttora vivente perché
ha dato retta al medico ed ha smesso di bere.
Cosa succede in questi casi? Che le persone perdono la soglia
di allarme, cioè mentre in una persona ancora integra
il troppo viene in qualche modo segnalato, cioè il
superamento della soglia comporta l'instauro di un segnale
di allarme, che può anche essere un banale mal di testa,
in costoro il superamento del limite non comporta in automatico
la partenza del sintomo scomodo, non più.
Se nella mia casa esiste un segnale attivo che denuncia con
un segnale sonoro la saturazione dell'ambiente di ossido di
carbonio, posso aprire la finestra e disattivare la caldaia,
e mi salvo la pelle; se invece il segnale è disattivato,
posso morire senza accorgermene.
Il ruolo del medico, nel caso che ho raccontato, è
stato quello della coscienza, però nulla vieta di pensare
che un individuo possa riuscire da solo a pensare nei medesimi
termini.
Però in genere nessuno lo fa. Ma forse è meglio
per i medici, che altrimenti cosa farebbero?
Non vogliamo togliere niente ai medici, che del resto agiscono
in conformità dei desideri espressi ed inespressi della
loro clientela, ma questi desideri quali sono? Qui sta il
bello.
Sono di poter continuare il loro sistema di vita, le loro
esagerazioni o le loro debolezze pagando, con l'aiuto dei
medici appunto, il minor prezzo possibile, il minor incomodo,
o un incomodo per il tempo più breve possibile. E questo
fanno i medici, doverosamente appoggiati dalla medicina chimica.
Prendiamo il caso di chi ha la pressione alta, poniamoci noi
la domanda che nessuno di loro si fa: perché la mia
pressione è alta? Risposta: la pressione è dovuta
all'estrema intelligenza che dirige il funzionamento del corpo
umano, la quale riconosce delle priorità, una di queste
è che il sangue deve circolare, deve irrorare ogni
parte del corpo, se non riesce a farlo con centodieci di pressione
perché le arterie sono ostruite o perché il
sangue è troppo denso, cercherà di farlo con
centocinquanta o duecento o duecentoventi di pressione. Ora
i nostri vasi sanguigni non sono altro che dei tubi, e una
pressione troppo alta mette in pericolo di scoppio questi
tubi. Diventa impellente ridurre la pressione per evitare
il pericolo di scoppio. Cosa fare? Due solamente sono gli
interventi possibili, uno quello di ridurre la quantità
di sangue da far circolare, l'altro di rendere più
liquido, più scorrevole il liquido da far circolare
nei tubi. Le medicine, la pastiglietta prescritta non fanno
altro che questo, chiedetelo a chi volete, ma il problema
non è affatto circoscritto o superato. Per farlo bisognerebbe
domandarsi qual è il meccanismo che fabbrica il nostro
sangue, e dove possiamo intervenire modificando le nostre
abitudini in modo da favorire una qualità del sangue
migliore già alla partenza, non modificandolo chimicamente
quando è già in circolo.
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